venerdì 31 marzo 2017

LA RABBIA, LA PICCOLA BOMBA CHE SCOPPIA

La rabbia è un modo per sfogarsi. Io tiro fuori la rabbia in un modo strano e tutto mio, cioè mi metto a ridere, a piangere oppure a volte mi chiudo in me stessa e non parlo con nessuno. 
Se non la tiri fuori la rabbia è capace di provocare problemi, la rabbia è una forza potente, con essa è possibile reagire ai torti, evitare di soffrire. Ad esempio se mi arrabbio con un mio amico io gliene parlo per risolvere la situazione ed evitare di stare male. 
La rabbia è come una malattia e bisogna curarla, la medicina migliore è parlare, spiegarsi e chiarirsi. E soprattutto sapersi ascoltare.



sabato 25 marzo 2017

LA RABBIA DI GIADA

Sono tante le cose che mi fanno arrabbiare.
Non sopporto quando non mi dicono la verità, soprattutto se a farlo è la mia migliore amica: ci conosciamo da quando avevamo tre anni e quando si comporta così mi sento tradita.
Se mi prendono in giro, vorrei fare provare agli altri quello che sto provando io: mi sento come se mi avessero messo in un angolo e tutti gli altri stessero insieme buttandomi fuori ed escludendomi, spesso piango.

Mi infurio quando gli altri mi portano via la mia migliore amica con cui sto giocando, è come se mi uscisse il fumo dalle orecchie e vorrei andare da loro e tirargli un pugno ma mi sforzo di controllarmi… che fatica!

Spesso gli altri dicono che io e la mia migliore amica, siccome stiamo tanto insieme, siamo innamorate e allora io dico: “Ma andatevi a prendere il Dizionario del Mondo e cercate il vero significato della parola Amore!!”.
Quando una persona finge di essere mia amica e mi volta le spalle dicendo agli altri che è invece molto brutto stare con me, allora mi viene dentro una rabbia che mi fa sentire male.


Mi dà veramente fastidio quando le mie amiche ripetono quello che ho appena detto io e mi viene da dire che sono delle oche. Le bambine a volte fanno davvero le oche: chiacchierano, spettegolano, ridacchiano, si parlano nelle orecchie. Vorrei trasformarle in vere oche, e vorrei vedere come starnazzano e come allungano e storcono il collo come se fossero struzzi.

mercoledì 22 marzo 2017

IO E LA FLEBO...

“ NELLA VITA NON CONTANO I PASSI CHE FAI, NE’ LE SCARPE CHE USI, MA LE IMPRONTE CHE LASCI.”
I dolori erano fortissimi, pensavo di non farcela, poi ho trovato una seconda famiglia che mi ha aiutato a superare questo periodo infinito. Questa famiglia è formata da tutti i medici, infermieri e operatori del reparto di pediatria del Policlinico di Ponte s. Pietro , che nonostante fossi grande mi hanno accudito con tanta attenzione e amore. Sono stati davvero importanti per uscire vincente da qui, li porterò sempre nel mio cuore.
Penso che un grande aiuto ad andare avanti me lo abbia dato la grandissima Marina, che ha riempito tutte le mattine del mio ricovero, facendomi distrarre un pochino da quello che stavo passando; è proprio un angelo soprattutto perchè è riuscita a sopportare una rompina come me ma anche perché mette molto amore in tutto ciò che fa. E’ e sarà sempre una donna favolosa.
Ricorderò questa esperienza per il resto della mia vita con tutti i momenti belli e brutti che nella vita ti aiutano a crescere.        GIULIA.


giovedì 16 marzo 2017

SFUMATURE DI COLORI E ALLEGRIA





"Se una scrivania in disordine è segno di una mente disordinata, di cosa, allora, è segno una scrivania vuota?" dice Albert Einstein.
Allora posso concludere con il dire che le nostre menti, mia e di Giulia, sono ricche di idee esplosive come la scrivania della nostra aula scolastica!!!!
Ecco il risultato del nostro lavoro!!!




Moira

mercoledì 15 marzo 2017

LA MONETA INVISIBILE DEL DOTTOR J E DEL MAGO SORRISO

Affiatatissimi, eppure non hanno fatto alcuna prova e tanto meno si sono accordati: il Mago Sorriso e il Dottor J improvvisano esibendosi in funamboleschi lanci della moneta invisibile presa al volo in un comune sacchetto di carta del pane.
Magia? Prodigio? Trucco?
Semplicemente il potere del sorriso di bambini e ragazzi degenti.

sabato 11 marzo 2017

COSA MI FA ARRABBIARE

Quante volte mi posso arrabbiare
che subito mi metto a urlare.
La mamma mi dà da mangiare gli spinaci
e io le dico:” Non li voglio! Taci!!”,
vorrei stare alzata alla sera
ma mi mettono a letto come se fossi in galera,
quando in casa non riesco a parlare
e mi ascoltano solo se mi metto a gridare.
Se non riesco trovare qualcosa
allora divento furiosa
perché sono sicura di averlo messo a posto
e strepito: “Ma chi me l’ha nascosto?”.
Ma la rabbia mi può passare
se mi lascio abbracciare
dalla mamma e dal papà:

lì ritrovo la felicità.
SARA

giovedì 9 marzo 2017

LA STORIA DI BOBO'

C’era una volta un gatto di nome Cocò. Era un bel micio a strisce arancioni. Era un randagio che aveva sempre fame e andava a frugare tra la spazzatura per cercare qualcosa da mettere sotto i denti. Ma ne aveva solamente dieci perché gli altri non gli erano ancora cresciuti.
Tutti i gatti lo prendevano in giro per il suo nome. “Co-cò è una gallina! Co-cò è una gallina! E non ha i denti proprio come le galline!!” gli dicevano. Allora esso si arrabbiava ma così tanto che non riusciva a controllarsi:  dalle zampe spuntavano le unghie, gli si drizzava il pelo sulla schiena ma invece di soffiare come tutti gli altri gatti gli veniva un “Co-co-dè” invece del solito “Schrrrt”. Poi  faceva  un balzo e graffiava tutti. Così rimaneva sempre solo.
Un giorno Cocò trovò nella spazzatura un limone ammuffito  ricoperto da dei pelini neri e puzzolenti. Ma lui aveva talmente fame che lo mangiò  lo stesso. Iniziò a tossire e svenne.
Quando si risvegliò si trovò la bocca con tutti e trenta i denti. Andò a cercare gli altri gatti e glieli mostrò facendo un bel sorriso.
Gli altri gatti rimasero a bocca aperta. Esso, arrabbiato perché pensava che lo prendessero in giro, iniziò a soffiare.  “Schrrrt! Schrrrt!” fece come tutti i gatti.
Gli altri si stupirono dell’accaduto e gli dissero: “Adesso sei uguale a noi. Puoi diventare un nostro amico ma ti chiameremo…? Boh… boh…? Ecco sì! Bobò! Allora ti chiameremo Bobò!”

Da quel giorno Bobò ebbe tanti amici, si sposò con una gattina da cui ebbe dei micini che si chiamavano Bilò, Molò e Filò.

SARA 

giovedì 2 marzo 2017

DA LILLIPUT... ECCO A VOI IL MAGO LINUS!

Sa moltiplicare le banane,

piegare i cucchiaini con la forza dello sguardo,
liberarsi magicamente da corde, nodi e anelli di metallo che lui stesso ingarbuglia:
  
è il Mago Linus, giovanissimo, ma che ha già calcato le scene di famosi programmi televisivi.
Oggi è venuto a regalarci il suo sorriso direttamente da Lilliput, il villaggio creativo della Fiera di Bergamo, che aprirà le sue porte ricche di divertimento, gioco e creatività a tutti i bambini dal 16 al 19 marzo. Oggi, nella nostra scuola in ospedale, abbiamo avuto il privilegio di quest'anteprima: tutti attentissimi, rapiti dal fascino delle sue magie, ci ha lasciati con la bocca aperta in un OOHHH fatto della meraviglia semplice dei bambini. 
La magia che ci è piaciuta di più? Quella delle morbide palline rosse

che spariscono, ricompaiono, si duplicano e si materializzano sulla bocca del mago o tra le mani del suo assistente Ilyas. 
Il Mago Linus ci saluta regalandoci un pezzo di un filo sottile, quello comune per cucire, ma speciale perché raccoglie la magia dei sogni di ogni bambino presente.

Un disegno di ognuno di loro per dire semplicemente 
GRAZIE





PRESENTAZIONE ANIMATA DEL MAGO LINUS

Una piccola animazione dedicata
al nostro amico di oggi.