Il primo ingresso lo fa una star del basket, proviene direttamente dagli USA ("United States Of America" precisa Linda, la più grande del gruppo, sfoderando il suo perfetto inglese): è Derrick Rose, il giocatore preferito da Sami, praticamente il suo idolo, colonna portante dei Chicago Bulls.E così, tra una comprensione di un testo sulla neve e il primo approccio nello studio dell'Emilia Romagna, appoggiato accanto ai quaderni,fa la sua comparsa questo pupazzo diverso dai soliti che osserva Sami al lavoro, sostenendolo in questa nuova, non prima e non ultima, giornata in ospedale. E questa volta si invertono i ruoli: è il grande cestista che fa il tifo perché oggi il vero campione è proprio Sami.
E così, ecco spuntare sull'altro tavolo, in perfetto schieramento, tre pupazzi variopinti, un unicorno (non per caso simbolo di forza e di vittoria), una tartaruga e una giraffa , "Me l'ha regalata il mio maestro di Judo quando è venuto a trovarmi qui in ospedale" spiega la piccola Sirya. Guardano un po' allibiti la loro padroncina, chiedendosi cosa siano quella strana bottiglietta appesa a un trespolo e quel lungo tubicino di gomma.
C'è poi chi, come Alessia, si costruisce il proprio portafortuna partendo da un sacchetto (vuoto) della flebo.
Questa "flebo speciale" non solo seguirà Alessia in ogni momento del suo ricovero, inseparabile "scaccia pensieri", ma l'accompagnerà anche a casa, perché anche se il ricovero è finito, il ricordo rimane sempre.
"Liberiamo i pupazzi!" nella nostra scuola in ospedale, perché anche loro posso aiutare a guarire.
Nessun commento:
Posta un commento